Persone Migranti
È sempre più frequente incontrare persone che hanno un bagaglio migratorio e culturale differente da quanto ci è familiare, con esperienze, idee e desideri che potremmo faticare a capire.
Molte di queste persone sono LGBT+ e affrontano delle sfide specifiche in una società che già esclude con facilità chi ha una provenienza straniera, non parla bene italiano, ha un colore della pelle diverso o professa un’altra fede.
Per la persona nativa il rischio è quello di culturalizzare la persona migrante, vale a dire appiattire la sua identità alla nazionalità riportata sul documento (la signora pakistana, un operaio extracomunitario), o alle presunte caratteristiche somatiche e comportamentali (un arabo, l’africana).
Spesso si arriva a esotizzare la persona, anche nella sfera affettiva e sessuale, con un carico di stereotipi e pregiudizi che, ripetuto su vasta scala, crea ulteriore marginalità e disuguaglianza. A nessuno piace essere distanziato e incompreso, perché dovrebbero farlo persino le persone LGBT+?
La comunità deve essere una casa che accoglie tutte le persone, e questo richiede di impegnar si al dialogo e alla frequentazione di chi si percepisce come “altro da noi”; potremmo scoprire di avere molto in comune! È faticoso ma ci permette di allargare lo sguardo, dare e ricevere comprensione, assistere ciascuno nelle proprie lotte.
Se chiudiamo con il razzismo, si apre un mondo!