da Francesca Olivetto Facchinetto | Nov 7, 2023 | Be Yourself, Novità
Lo schwa, sostantivo maschile, o scevà, è un suono neutro che non esiste nella nostra lingua. Si tratta di un simbolo simile a una e rovesciata tratto dall’Alfabeto fonetico internazionale (IPA) e utilizzato dai linguisti per mettere per iscritto i suoni di tutte le lingue. Se per pronunciare le altre vocali bisogna deformare la bocca, lo schwa si articola con la bocca a riposo. Il termine italiano deriva dal tedesco che, a sua volta, guarda all’ebraico shewa, dove significa “nulla”, proprio per via della sua pronuncia.
Quindi, perché lo schwa inizia a comparire anche in italiano? L’obiettivo è rendere la nostra lingua più inclusiva.
L’italiano porta con sé il problema del ricorso al maschile sovraesteso: se un gruppo di amici composto da tre donne e un solo uomo siede a un tavolo di un bar, il cameriere si rivolgerà loro utilizzando un celere “signori”. E chiediamoci: se all’interno dello stesso gruppo di amici ci fossero persone non binarie, cioè che non si identificano né con il genere maschile né con quello femminile, in un’ottica inclusiva come dovrebbe pronunciarsi lo stesso cameriere?
La lingua è un mezzo importante per definirsi e lascia intendere una precisa visione della società e di tutto ciò che ci circonda. Per questo negli ultimi anni, di fronte a una trappola linguistica come quella appena descritta, si è tentato sempre più di superare il binarismo di genere.
Ma, se si tratta di uno strumento che consente di rendere il nostro linguaggio più inclusivo, perché noi, Centro Spolato, non utilizziamo lo schwa? Le motivazioni alla base della scelta sono puramente pratiche: infatti, pur condividendo l’idea racchiusa nello schwa, abbiamo deciso di servirci di una comunicazione certamente neutra ma che prevede mezzi standard; questo perché vogliamo essere un punto di riferimento per chiunque si trovi in difficoltà mentre, sfortunatamente, non tutti sono a conoscenza dello schwa. In particolare, esso potrebbe trasformarsi da risorsa in barriera per coloro che non sono madrelingua, per quanti soffrono di dislessia, per gli anziani e per altri ancora; infine, le tecnologie assistive, come i lettori di schermo, non riconoscono lo schwa.
Ogni giorno come Centro Spolato compiamo scelte di comunicazione che ci auguriamo possano essere equidistanti dalle necessità delle numerose “minoranze” che popolano la società e la nostra comunità, rimanendo grati all’emergere dello schwa, il quale ha reso manifesto un limite linguistico connaturale all’italiano stesso.
da Amministratore | Giu 14, 2023 | Salute Sessuale
La salute, compresa quella sessuale, non si identifica solo nell’assenza di malattie, ma anche nel benessere fisico, psichico e sociale. Comunque conoscere le principali IST (infezioni sessualmente trasmissibili) consente di vivere una sessualità
libera e consapevole.
Le IST sono un gruppo di infezioni che possono essere trasmesse anche nell’ambito dei rapporti sessuali (vaginali, anali, oro-genitali) attraverso il contatto con le mucose genitali, lo sperma, le secrezioni vaginali e il sangue.
Causano lesioni e disturbi a carico degli organi genitali (pene-uretra, testicoli, vulva, vagina), dell’ano e dell’area perianale o della bocca, che compaiono da pochi giorni a varie settimane dopo il contagio. Possono presentarsi come vescicole, ulcere, rigonfiamenti ed arrossamenti, dolore locale, bruciore urinario e ingrossamento delle ghiandole, i linfonodi, vicine alla parte interessata. Nel caso di una IST, è sempre necessario fare riferimento a un medico per accertarne la causa e per un trattamento tempestivo. In molti casi le si può contrarre senza alcuna manifestazione o disturbo, ovvero in forma asintomatica, con la possibilità comunque di trasmetterle ad altri. È quindi importante che ogni persona sessualmente attiva si monitori periodicamente, anche in assenza di sintomi.
Le IST si suddividono in batteriche (sifilide, clamidia e gonorrea), che si curano con gli antibiotici, e virali (epatiti, herpes, HPV e HIV).
SIFILIDE
Infezione causata dal batterio Treponema pallidum, che dopo la prima fase delle lesioni cutanee (sifiloma), se non trattata, può interessare tutto l’organismo (fasi secondaria e terziaria).
Si cura con antibiotici (penicillina).
GONORREA
Sostenuta dal batterio Neisseria gonorrhoeae, questa infezione è anche conosciuta come “scolo” in quanto spesso si manifesta con secrezioni purulente. La terapia è antibiotica.
CLAMIDIA
Causata dal batterio Chlamydia trachomatis è un’infezione spesso asintomatica. I sintomi più rilevanti si hanno quando è localizzata a livello rettale (proctite). Si cura con antibiotici.
Altre IST comuni sono l’Herpes genitale che, come quello labiale, si cura con antivirali topici o sistemici, e le infezioni batteriche sostenute da micoplasmi, ureaplasma e Trichomonas vaginalis e che si trattano con antibiotici.
EPATITI
L’epatite è un’infiammazione virale delle cellule del fegato. Esistono vari sottotipi di virus in grado di causare questa infiammazione, anche se i più diffusi sono il virus dell’epatite A, B e C. Per i ceppi A e B sono disponibili i vaccini (il vaccino per epatite B è in Italia obbligatorio da molti anni per i neonati, mentre quello per l’epatite A è consigliato soprattutto a chi pra-
tica rimming, dal momento che il contagio avviene attraverso il contatto oro-fecale).
Per il ceppo C non esiste al momento un vaccino, ma è disponibile da alcuni anni la terapia eradicante che permette la guarigione completa nella quasi totalità dei casi.
INFEZIONI DA PAPILLOMA VIRUS
Esistono più di 100 ceppi di HPV, alcuni dei quali possono causare delle lesioni (condilomi) a evolutività maligna.
Da alcuni anni è disponibile un vaccino, che protegge dai 9 ceppi più pericolosi di HPV, offerto alla popolazione adolescente di entrambi i sessi e agli MSM fino ai 45 anni.
HIV
Il virus HIV è responsabile di un’infezione che, se non trattata con terapia antiretrovirale, porta ad un deterioramento sempre più importante del sistema immunitario fino a sfociare in AIDS. La terapia antiretrovirale, pur non permettendo di guarire dall’HIV, consente alle persone HIV+ di vivere in buona salute e soprattutto di mantenere la loro carica virale talmente bassa da risultare non rilevabile nei test ematici. Questo comporta altresì la non trasmissibilità del virus per via sessuale e si riassume nel principio U=U (undetectable equals untrasmittable, ossia se il virus non è rilevabile nel sangue non è trasmissibile).
Come per tutte le altre IST per proteggersi dall’HIV ci sono metodi barriera (preservativo, femidom e dental dam), ma anche la possibilità di ricorrere alla PrEP e alla PEP.
La PrEP (profilassi pre esposizione), è una misura farmacologica che impedisce di contagiarsi anche in caso di esposizione al virus dell’HIV. Consiste nell’assunzione, tutti i giorni o al bisogno, di un farmaco antiretrovirale e in controlli periodici per valutare lo stato di salute (funzionalità renale ed epatica e test per le IST).
La PEP è invece una misura farmacologica di emergenza a cui ricorrere in caso di esposizione al rischio di contagio con HIV (es. in caso di rottura del preservativo). Per essere efficace va assunta entro 48 ore dall’evento a rischio e per ottenerla bisogna recarsi al pronto soccorso di un ospedale in cui sia presente il reparto di malattie infettive.
Anche forme di stigma interiorizzato in relazione al proprio orientamento sessuale, identità di genere, scelte relazionali o pratiche sessuali che danno piacere possono impattare per periodi più o meno lunghi sul benessere sessuale. Sono tante le figure che possono fare da riferimento: persone specialiste in ambito medico, psicologico o in sessuologia possono fornire in-
formazioni e supporto per superare o gestire situazioni relative a queste condizioni e aiutare nei momenti di difficoltà.
da Amministratore | Giu 14, 2023 | Coming Out Outing
Il coming out – letteralmente “uscire fuori” (dall’armadio) – è il processo attraverso il quale una persona rivela ad altri il proprio orientamento sessuale e/o la propria identità di genere. Si tratta di un percorso molto personale di riconoscimento di sé e, come tale, è l’individuo interessato a scegliere modi e tempi, perché solo così il coming out potrà determinare effetti positivi
sulla sua vita.
Il coming out può comportare dei rischi, quale il timore di non essere compresi e accettati, bensì discriminati in famiglia e tra gli amici. Questo spiega perché l’individuo deve averne il pieno controllo, per essere pronto ad utilizzare gli strumenti assimilati durante il percorso di accettazione di sé per fronteggiare qualsiasi tipo di conseguenza gli si presenti davanti.
Quando invece la persona non ha questo controllo e sono altri che ne rivelano l’orientamento sessuale e/o l’identità di genere,
si parla di outing (letteralmente “essere esposti”). L’outing può essere fatto per diverse ragioni: per danneggiare volontaria-
mente una persona, per superficialità o per mancanza di conoscenza di come il processo di coming out funzioni e di che cosa significhi. In ogni caso rivelare l’orientamento e/o l’identità di genere di una persona che non ha fatto coming out è una vera
forma di violenza che va ad aumentare i rischi e a diminuire i benefici che porta invece un percorso consapevole.
Infine, non bisogna dimenticare che una persona LGBT+ vive continuamente nuovi e diversi coming out poichè molte e varie
sono le situazioni in cui si è portati a rivelarsi nel corso della vita di tutti i giorni.