Lo Schwa
Lo schwa, sostantivo maschile, o scevà, è un suono neutro che non esiste nella nostra lingua. Si tratta di un simbolo simile a una e rovesciata tratto dall’Alfabeto fonetico internazionale (IPA) e utilizzato dai linguisti per mettere per iscritto i suoni di tutte le lingue. Se per pronunciare le altre vocali bisogna deformare la bocca, lo schwa si articola con la bocca a riposo. Il termine italiano deriva dal tedesco che, a sua volta, guarda all’ebraico shewa, dove significa “nulla”, proprio per via della sua pronuncia.
Quindi, perché lo schwa inizia a comparire anche in italiano? L’obiettivo è rendere la nostra lingua più inclusiva.
L’italiano porta con sé il problema del ricorso al maschile sovraesteso: se un gruppo di amici composto da tre donne e un solo uomo siede a un tavolo di un bar, il cameriere si rivolgerà loro utilizzando un celere “signori”. E chiediamoci: se all’interno dello stesso gruppo di amici ci fossero persone non binarie, cioè che non si identificano né con il genere maschile né con quello femminile, in un’ottica inclusiva come dovrebbe pronunciarsi lo stesso cameriere?
La lingua è un mezzo importante per definirsi e lascia intendere una precisa visione della società e di tutto ciò che ci circonda. Per questo negli ultimi anni, di fronte a una trappola linguistica come quella appena descritta, si è tentato sempre più di superare il binarismo di genere.
Ma, se si tratta di uno strumento che consente di rendere il nostro linguaggio più inclusivo, perché noi, Centro Spolato, non utilizziamo lo schwa? Le motivazioni alla base della scelta sono puramente pratiche: infatti, pur condividendo l’idea racchiusa nello schwa, abbiamo deciso di servirci di una comunicazione certamente neutra ma che prevede mezzi standard; questo perché vogliamo essere un punto di riferimento per chiunque si trovi in difficoltà mentre, sfortunatamente, non tutti sono a conoscenza dello schwa. In particolare, esso potrebbe trasformarsi da risorsa in barriera per coloro che non sono madrelingua, per quanti soffrono di dislessia, per gli anziani e per altri ancora; infine, le tecnologie assistive, come i lettori di schermo, non riconoscono lo schwa.
Ogni giorno come Centro Spolato compiamo scelte di comunicazione che ci auguriamo possano essere equidistanti dalle necessità delle numerose “minoranze” che popolano la società e la nostra comunità, rimanendo grati all’emergere dello schwa, il quale ha reso manifesto un limite linguistico connaturale all’italiano stesso.