Le disabilità sono uno spettro di condizioni che riguardano un numero significativo di persone nel mondo.
Da sempre ci dobbiamo scontrare con l’abilismo, cioè un sistema di credenze e pratiche che privilegia una normalità di corpi e menti, e che discrimina ciò che è fuori dai canoni in quanto indesiderabile, da aggiustare o invisibilizzare.
L’abilismo si manifesta attraverso atteggiamenti di pietismo, paternalismo, infantilizzazione, medicalizzazione delle persone con disabilità, o ancora il trattarle come modelli a cui ispirarsi per le persone non disabili.
Le persone LGBT+ e disabili oltre ad affrontare il possibile stigma e pregiudizio dovuto alla propria identità di genere e/o orientamento affettivo/sessuale/relazionale, possono essere discriminate in quanto persone con riduzione delle capacità funzionali fisiche, psichiche, intellettive o sensoriali.
Inoltre, possono incontrare una multipla difficoltà nel trovare spazi di accoglienza ed espressione sia all’interno della comunità LGBT+ sia all’interno delle comunità disabili, che non riescono ad includere le diverse componenti identitarie.
Queste barriere sociali e ambientali possono portare ad una limitazione alla propria autonomia e autodeterminazione, all’esplorazione di relazioni e sessualità appaganti, all’accesso a strumenti, supporti e opportunità per promuovere appieno il proprio benessere e la propria soggettività.