Il coming out – letteralmente “uscire fuori” (dall’armadio) – è il processo attraverso il quale una persona rivela ad altri il proprio orientamento sessuale e/o la propria identità di genere. Si tratta di un percorso molto personale di riconoscimento di sé e, come tale, è l’individuo interessato a scegliere modi e tempi, perché solo così il coming out potrà determinare effetti positivi
sulla sua vita.
Il coming out può comportare dei rischi, quale il timore di non essere compresi e accettati, bensì discriminati in famiglia e tra gli amici. Questo spiega perché l’individuo deve averne il pieno controllo, per essere pronto ad utilizzare gli strumenti assimilati durante il percorso di accettazione di sé per fronteggiare qualsiasi tipo di conseguenza gli si presenti davanti.
Quando invece la persona non ha questo controllo e sono altri che ne rivelano l’orientamento sessuale e/o l’identità di genere,
si parla di outing (letteralmente “essere esposti”). L’outing può essere fatto per diverse ragioni: per danneggiare volontaria-
mente una persona, per superficialità o per mancanza di conoscenza di come il processo di coming out funzioni e di che cosa significhi. In ogni caso rivelare l’orientamento e/o l’identità di genere di una persona che non ha fatto coming out è una vera
forma di violenza che va ad aumentare i rischi e a diminuire i benefici che porta invece un percorso consapevole.
Infine, non bisogna dimenticare che una persona LGBT+ vive continuamente nuovi e diversi coming out poichè molte e varie
sono le situazioni in cui si è portati a rivelarsi nel corso della vita di tutti i giorni.